Coronavirus, inevitabili ombre anche sul Giro d’Italia: Niente panico, niente allarmismi, ma la questione esiste e va tenuta in considerazione

Il Coronavirus potrebbe intaccare anche il Giro d’Italia 2020? Due mesi son tanti, ma anche pochi e i timori cominciano ad emergere sempre da più parti e in modi diversi. Per il momento il decreto-legge del Governo si ferma al 3 aprile ed anche un eventuale altro stop di 30 giorni permetterebbe comunque alla corsa di partire senza restrizioni visto che la corsa si svolge dal 9 al 31 maggio (senza voler considerare che la prima tappa sul suolo italiano è prevista per il 12 maggio). Rassicurazioni che al momento possono permettere di stare relativamente tranquilli, ma bisogna anche chiaramente cominciare a guardare avanti, inevitabilmente. La speranza, prima di tutto per la salute pubblica, è che l’emergenza possa essere rientrata per allora, ma allo stato attuale è impossibile saperlo con certezza.

È dunque necessario anche cominciare a pensare ad eventuali misure. Tra le situazioni che destano maggiori preoccupazioni, come riporta La Stampa, al momento è la possibilità che il paese dove è prevista la Grande Partenza, l’Ungheria possa anche decidere di bloccare o limitare l’ingresso dal nostro paese, ma non solo solo. Per un evento come la Corsa Rosa sono attese migliaia di persone da tutto il mondo, prevalentemente dall’Europa, e qualcuno potrebbe ritenere che il rischio sia troppo grande. Impossibile proiettarsi a quello che succederà fra due mesi, ma è evidente che, visto quanto sta succedendo in questo periodo, non è uno scenario impossibile (per quanto non auspicabile viste le premesse implicite e le conseguenze che avrebbe).

Incertezze inevitabilmente anche per quello che riguarda il nostro paese. È chiaro che con le disposizioni in atto sarebbe praticamente impossibile pensare che la corsa possa riuscire a garantire il livello di sicurezza, bloccando l’accesso in zona di partenza e arrivo, ottenendo anche il necessario supporto delle forze dell’ordine su un percorso complessivo di tremila chilometri. Anche la disponibilità necessaria degli ospedali ad accogliere i corridori potrebbe essere fortemente compromessa, così come appare un forte fattore di rischio (che gli organizzatori non possono limitare) il fatto stesso che migliaia di persone si possano riunire (ovviamente senza possibilità di garantire la distanza considerata di sicurezza di un metro) sulle strade della corsa. Senza contare che, tra squadre (corridori e staff vario), giornalisti, organizzazione e staff di supporto vario, l’evento vede circa 700-800 persone in costante contatto fra loro spostarsi in continuazione per praticamente un mese.

Un periodo che dovrebbe concludersi a Milano, “dunque in una zona critica che a questo punto potrebbe anche cambiare in extremis” sottolinea il quotidiano torinese. Timori che attualmente appare difficile non prendere in considerazione, anche se ovviamente bisogna farlo innanzitutto per poter cercare di gestire la situazione per consentire lo svolgimento della corsa nel miglior modo possibile. Se per le corse di primavera il coronavirus non ha concesso tempo di reazione, questa volta c’è margine per provare a studiare delle possibilità alternative e sicuramente Mauro Vegni e il suo staff vorranno provare a fare tutto quanto in loro possesso già in maniera preventiva.

Anche perché, se le varie Strade Bianche, Tirreno – Adriatico e Milano – Sanremo (quest’ultima già comunque molto più conosciuta) sono soprattutto eventi conosciuti dagli appassionati e che coinvolgono prevalentemente le comunità locali, il Giro d’Italia è evento di tutt’altra portata. È LA corsa per gli italiani, quello che tutti conoscono. Un evento di costume più che sportivo, qualcosa che va ben oltre la dimensione ciclismo. Anche a livello economico.

Come riporta Repubblica, il giro di affari complessivo è di oltre 500 milioni di euro e i ricavi per RCS Sport sono di circa 50 milioni. L’eventualità che l’edizione 103 possa saltare sarebbe dunque catastrofica, per tutti. Conferma arriva da Gianni Savio, intervistato dal quotidiano romano: “Non voglio nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi che il Giro possa saltare. Quanti sponsor potrebbero resistere senza l’esposizione mediatica garantita dalle tre settimane di gara? I nostri terrebbero duro, sicuramente, ma l’ambiente ne sarebbe scosso alle fondamenta“.

Ovviamente, in uno scenario del genere, visto quanto le squadra stanno decidendo in questi giorni, non sarebbe neanche impossibile pensare ad altri forfait, di squadre o corridori. Se è meglio non pensarci in questi termini, anche perché il campo delle ipotesi è sempre più ampio, appare tuttavia evidente che è meglio tenere gli occhi e la mente aperta perché è necessario provare ad anticipare stavolta (per quanto possibile). Niente panico, niente allarmismi, ma la questione esiste e va tenuta in considerazione.

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